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Ebook 1007

ALBERTO G. BIUSO

Esistenza e colpa. Sul fondamento metafisico del mondo morale

[pubblicato su Koinè, Periodico culturale – Anno X – Nuova serie – N° 1 – Gennaio 2003], pp. 22.

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A smentire ogni concezione lineare e ingenua del progresso è una delle prime parole del pensiero europeo. Una parola arcaica ma sempre nostra. Quando si guarda all’essenziale – infatti – superamenti, dialettiche, progressi perdono di significato e rimane solo la corrispondenza di ciò che è detto alla struttura del mondo, alla concreta esistenza delle cose.

Principio degli esseri è l’infinito da dove gli esseri hanno origine, ivi hanno anche la distruzione in modo necessario: le cose che sono, infatti, subiscono l’una dall’altra punizione e vendetta per la loro ingiustizia secondo il decreto del Tempo.


Tutto ciò che è si genera dal Nulla/Tutto e nel Nulla/Tutto alla fine ritorna. La morte non tocca soltanto gli umani, gli animali, le piante. La distruzione intacca prima o poi ogni cosa «katá tò creÓn, in modo necessario». Quale necessità? In che cosa consiste tale legge? Quale il suo senso? Essa è anche il limite fisico del mondo, il bisogno continuo di spazio. Affinché il nuovo possa emergere, vivere, affermarsi, è necessario che il vecchio si dissolva. E anche ciò che adesso appare nuovo, diventerà vecchio a sua volta e così procedendo nel ciclo infinito del tempo. La morte, quindi, non è altro che la pena inevitabile che segue alla colpa originaria: l’essere venuti al mondo, l’essere transitati dall’infinito nel finito, dalla perfezione del nulla al limite del tempo. L’ingiustizia consiste nell’esistere e la morte appare la giusta pena, l’unica che possa sanare la colpa originaria. Ecco: nella parola di Anassimandro splende e si fa chiaro il fondamento dell’errore. Ogni torto morale, ogni bene e ogni male, ogni piccola o grande ingiustizia, affondano le loro radici in una dimensione che non è etica ma ontologica. La colpa è inseparabile dall’essere. L’onda superficiale della morale si spiega e comprende solo alla luce della struttura profonda dell’oceano metafisico …



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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