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Ebook 1059

Giancarlo Paciello

L’irresistibile discesa di Benny Morris ovvero un “nuovo” storico diventato vecchio, anzi: razzista.

Roma, 2007, pp. 33.

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Le celebrazioni del 60° anniversario della risoluzione dell’ONU hanno fornito l’occasione per rinverdire i miti del “miracolo” sionista, senza che si tenesse conto anche della grande tragedia, della Catastrofe, originata da questa risoluzione che diede vita allo Stato d’Israele. Intendo riferirmi al processo di espulsione e di espropriazione subìto dalla popolazione palestinese, originato dalla Risoluzione 181 dell’Assemblea generale dell’O.N.U., del 29 novembre 1947, nella quale si stabiliva la spartizione, in due Stati, uno arabo ed uno ebraico, della Palestina del Mandato, e che tuttora perdura, aggravata da un’occupazione militare che dura da quarant’anni.

L’occasione che mi spinge a scrivere questo articolo, e a titolarlo così, è la pubblicazione sulla pagina 41 de “la Repubblica” del 26 novembre 2007. La pagina ha un titolo di testa: Intervista a Benny Morris: 60 anni fa la risoluzione ONU n. 181. Segue poi, dopo una breve introduzione storica, l’intervista a cura di Susanna Nirenstein di Benny Morris, mentre al centro della pagina campeggia, a caratteri cubitali: La Jihad del 1948 ed un titolo più piccolo, ma sempre a cinque colonne: La prima guerra contro Israele.

Intendo affrontare la questione dividendo l’argomentazione in tre parti, favorito come sono dagli strumenti “word processing” e dalla loro potenza nel “taglia e incolla”! Una prima parte, scritta ormai nel lontano 1999, per presentare i “nuovi” storici e ricostituire il quadro della risoluzione n. 181, una seconda, scritta invece nel 2004, a commento di alcune piuttosto sorprendenti dichiarazioni di Benny Morris sulla politica di Ben Gurion nel 1948 ed infine, una terza parte che prenderà in considerazione gli specifici contenuti dell’intervista a “la Repubblica”. Rispetto agli avvenimenti in questione, di particolare interesse, dal punto di vista storico e politico, è la ormai quasi nota controversia degli storici, che ha appassionato gli intellettuali israeliani. Nel mio ultimo libro (La conquista della Palestina, Editrice Petite Plaisance, Pistoia 2004), ho illustrato i contenuti della controversia, il contesto in cui è nata e si è sviluppata, facendo infine delle considerazioni sulla persistenza, dentro e fuori dello Stato d’Israele di alcuni miti fondatori dello Stato stesso. Le mie fonti relative alla quasi nota controversia erano costituite da due libri, usciti fra aprile e maggio del 1999. A complemento, alcuni articoli, in particolare due saggi, uno di Ilan Pappe e l’altro di Benny Morris, due dei nuovi storici, pubblicati sulla Revue d’études Palestiniennes.



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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