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Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna? - K. BLIXEN
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Cat.n. 227

Carlo Carrara

Solitudine ed esistenza. [Kierkegaard – Nietzsche – Unamuno – Heidegger – Jaspers – Sartre – Camus – Marcel – Berdjaev – Abbagnano]. Prefazione di Angela Ales Bello.

ISBN 978-88-7588-139-9, 2015, pp. 192, formato 140x210 mm., Euro 15 – Collana “Il giogo” [60]. .

In copertina: Giovanni Fattori, Tramonto sul mare (1890-1895).

indice - presentazione - autore - sintesi

15,00

Il tema della solitudine costituisce uno dei poli ineliminabili, cioè la costatazione della propria irripetibile, unica esistenza e la coscienza dell’inserimento nella comunità umana, fra i quali oscilla ed ha oscillato spesso la speculazione occidentale. E come accade sovente nella ricerca, inevitabilmente limitata, ogni essere umano è condotto a sottolineare un aspetto piuttosto che l’altro in consonanza con il suo modo di sentire e in concomitanza con il clima culturale che lo circonda. Non basterebbe, però, la costatazione della propria singolarità per giustificare la solitudine. È opportuno, infatti, distinguere le due nozioni e stabilire anche una connessione fra esse. Il sentire la propria singolarità coincide con la consapevolezza del proprio sé, sentire la solitudine è una delle possibili reazioni psichiche che seguono tale costatazione. D’altra parte, sentire la propria singolarità è sempre correlativo al confronto con un’alterità: so di essere solo perché mi pongo in relazione con qualcosa che è simile a me. Da questo confronto, da questa correlazione può nascere un duplice atteggiamento: mi apro all’alterità o la considero ostile, non riempiente le mie aspirazioni, i miei desideri e, quindi, mi chiudo in me stesso, soffrendo, però, per questo isolamento.
Tra l’Ottocento e il Novecento molti pensatori sono stati sollecitati a riflettere sul senso della solitudine in prospettive diverse, ma finora nessuno aveva pensato a raccogliere i loro punti di vista. Nelle pagine che seguono l’attenzione rivolta alla ricognizione dei loro contributi consente di colmare una lacuna nell’ambito degli studi sulla filosofia contemporanea.
Con la sua indagine puntuale e la sua lettura personale, dalla quale traspare il suo coinvolgimento interiore, Carrara ci offre una panoramica convincente dei pensatori che hanno affrontato in modo significativo tale argomento.
Che cos’è la solitudine? Si domanda opportunamente l’autore. Le risposte articolate e complesse sono da lui ricercate in un settore della filosofia contemporanea particolarmente sensibile all’analisi dell’essere umano; tuttavia, la delimitazione dell’indagine alle “filosofie dell’esistenza” non è una restrizione, al contrario è la scelta di un campo fecondo per l’approfondimento della tematica, perché sono quelle che hanno maggiormente messo in evidenza la possibilità di una chiusura dell’essere umano nella sua singolarità con la sofferenza che ne consegue.
Si può cogliere nel libro di Carrara la varietà dei punti di vista e delle proposte che vanno da una valutazione “positiva” della solitudine come luogo di scoperta dell’autenticità personale a quello meno convincente dell’isolamento, della difficoltà dell’incontro con gli altri.
Ogni proposta e ogni risposta è amorevolmente rintracciata all’interno della problematica più ampia che caratterizza i singoli pensatori, in tal modo è possibile risalire alle loro posizioni teoretiche di fondo in un gioco di continui rimandi e far emergere il significato peculiare e la risonanza specifica della parola “solitudine”.
Angela Ales Bello


Angela Ales Bello è Professore Emerito di Storia della Filosofia Contemporanea presso l’Università Lateranense, Visiting Professor presso l’Università di San Paolo in Brasile, presidente del Centro Italiano di Ricerche Fenomenologiche e presidente dell’Associazione Italiana Edith Stein. È autrice e co-autrice di numerosi saggi e articoli.



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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