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Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna? - K. BLIXEN
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Cat.n. 246

Valentino Bellucci

Da Pitagora a “Guerre Stellari”. Il sapere esoterico dei veri illuminati.

ISBN 978-88-7588-161-0, 2016, pp. 98, formato 140x210 mm., Euro 15.

In copertina: Leonardo da Vinci, Autoritratto, disegno a sanguigna su carta, 1515. Biblioteca Reale, Torino.

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15,00

Introduzione

 

 

«L’eurocentrismo della cultura occidentale, che ha ridotto la temperie filosofica della cultura indiana, la varietà delle sue dottrine e delle sue meditazioni al comun denominatore di una serena follia mistica [...]».1

 Icilio Vecchiotti

 

 

 

 

La cultura moderna ignora le proprie radici. L’origine della conoscenza è nella cultura vedica. Le lingue che parliamo sono denominate indo-europee, poiché la loro radice è il sanscrito; come scrisse Schopenhauer:

 

«Le lingue sono tanto più perfette quanto più sono antiche, e gradualmente diventano sempre peggiori; – si comincia così dalla nobile lingua sanscrita giù giù fino al gergo inglese [...]».2

 

E non è un caso che un mondo così degenerato come quello attuale sia dominato dalla lingua inglese, lingua del commercio e della mentalità mercantile… E anche il colonialismo inglese ha fatto i suoi danni, occultando e sminuendo la cultura vedica trovata in India.3

In questo libro intendo mostrare, in modo panoramico, quanto la cultura occidentale sia debitrice nei confronti della conoscenza vedico-indiana; a volte tale debito è stato indiretto, attraverso le influenze platoniche e pitagoriche, altre volte è stato diretto come nel caso dei romantici tedeschi e dei registi americani.

Il punto è che ogni influenza di questa millenaria cultura ha sempre ridato vita alla realtà occidentale, permettendole di manifestare al massimo le proprie potenzialità. Come mai? Cosa c’è di così speciale in tale tradizione?

Guénon può aiutarci a comprendere meglio la questione:

«La vera India non è per noi l’India più o meno modernizzata, cioè occidentalizzata, che sogna qualche giovane educato nelle Università d’Europa o d’America e che, fiero del sapere esteriore che ha acquisito, non è tuttavia che un perfetto ignorante [...]. La vera India è quella che si mantiene sempre fedele all’insegnamento che la sua élites si tramanda attraverso i secoli, è quella che conserva integralmente il deposito di una tradizione la cui fonte è assai più alta e lontana dell’umanità; è l’India di Manu e dei Rishi, l’India di Sri Rama e di  Sri Krishna. Noi sappiamo che essa non fu sempre la contrada che si chiama oggi con questo nome; senza dubbio, dopo la posizione artica primitiva di cui parlano i Veda, ha occupato successivamente molte posizioni geografiche differenti; forse ne occuperà altre ancora [...]».4

 

Ciò di cui parla Guénon è una autentica civiltà, basata su un sapere non soltanto esteriore e tecnologico-materialistico, oggi del tutto inadatto a risolvere i problemi interiori delle persone, ma basata su una perfetta visione interiore che ha da sempre concesso all’uomo gli strumenti per dare un senso alla propria vita e a renderla armoniosa e splendidamente inserita nel disegno cosmico.

L’India non ha creato questa conoscenza, essa era diffusa su tutto il globo, ma dopo varie trasformazioni storiche e geologiche tale sapere si è conservato soprattutto in India; ma oggi la conoscenza vedica sta già migrando in occidente ed è compito dell’uomo occidentalizzato recuperare questo patrimonio che tanto ha donato alla cultura moderna e che ancora può donare, poiché si tratta di una filosofia perenne, di una conoscenza eterna, fuori dal tempo, ma in grado di manifestarsi nel tempo. I testi vedici possono darci una psicologia perfetta, con lo yoga, una architettura armoniosa e insuperabile, con il vastu,una medicina non  invasiva e naturale, con l’ayurveda … la lista delle scienze vediche è assai lunga. Si tratta di iniziare a studiarle seriamente e a mettere in pratica questo sapere millenario. Questo breve testo vuole incoraggiare tale avventura, decisiva per un futuro sostenibile e felice.

 

 

 

 

1 I. Vecchiotti, Brahma Sūtra, Ubaldini editore, Roma 1979, pag. 10.

2 A. Schopenhauer, Parerga e Paralipomena, Adelphi, Milano 1998, pag. 763.

3 Per un approfondimento dell’enorme conoscenza dei testi vedici rimando a due miei saggi: V. Bellucci, Le strutture sociali del Varnāshrama-dharma, Solfanelli, Pescara 2014 e V. Bellucci, Che cos’è il Karma, Harmakis, Arezzo 2016.

4 R. Guénon, Studi sull’Induismo, Libritalia, Perugia 1997, pag. 20.

 



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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