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Cat.n. 265

Bianca Guidetti Serra

Primo Levi, l’amico. Cura e postfazione di Daniele Orlandi: A voi la fiaccola! Primo Levi e Bianca Guidetti Serra.

ISBN 978-88-7588-197-9, 2016, pp. 48, formato 130x200 mm., Euro 5.

In copertina: Marco Perroni, La Partigiana, opera dedicata a Bianca Guidetti Serra e a Irma Bandiera, 2015.

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Bianca Guidetti Serra. Figlia di un avvocato civilista e di una sarta, rimase orfana di padre appena diciottenne; la sua scelta antifascista avvenne fin dal tempo del liceo, per reazione alle leggi razziali di cui vedeva i soprusi che imponevano ai suoi amici ebrei, tra cui Primo Levi e Alberto Salmoni che nel maggio 1945, a guerra appena finita, sarebbe diventato suo marito. Partecipa attivamente alla Resistenza nelle file del PCI e, insieme ad Ada Gobetti per il Partito d'Azione e altre militanti delle varie forze aderenti al CLN, organizza la rete torinese dei "Gruppi di difesa della donna e per l'assistenza ai combattenti della libertà", stampando e diffondendo clandestinamente il giornalino "La difesa della lavoratrice"; organizza brevi comizi clandestini in preparazione del 25 aprile 1945. Furono indirizzate a lei le uniche due cartoline postali con cui Primo Levi dette notizia della sua deportazione e della sua prigionia ad Auschwitz.

Dopo la Liberazione, intraprende l'attività di avvocato penalista: è una dei 6 avvocati donna su 800 appartenenti al Foro torinese. L'impegno professionale e politico di Bianca è attivo nel campo del diritto di famiglia e della tutela dei più deboli, dei minori e carcerati, nelle fabbriche torinesi per assistere gli operai per conto della Camera del lavoro, nelle cause di lavoro come nelle prime battaglie giudiziarie contro la nocività e l'inquinamento ambientale (Ipca di Cirié; Eternit di Casale Monferrato). Negli anni settanta è protagonista di grandi processi "politici" di rilievo nazionale, tra cui quello contro le schedature politiche degli operai alla FIAT.

Operò attivamente in molte associazioni. A nome dei Giuristi democratici, fece parte di delegazioni internazionali a sostegno delle donne carcerate (1959) e dei sindacalisti processati (1973) nella Spagna franchista, e poi ancora in Paraguay (1979) per il caso di un desaparecido argentino. Fu tra i soci fondatori, nel 1961, del Centro studi Piero Gobetti (di cui, nel 1994, divenne presidente per un decennio); con Francesco Santanera fu socia fondatrice, nel 1962, dell'Anfaa (Associazione nazionale famiglie adottive e affilianti), che si batté per la riforma della legge sulle adozioni, e nel 1965 dell'Uces (Unione contro l'emarginazione sociale) in difesa dei minori maltrattati negli orfanotrofi o negli istituti di ricovero.

Negli anni ottanta e novanta partecipa attivamente alla vita politico-istituzionale dapprima in ambito torinese e poi nazionale: candidata indipendente, presentata come capolista dal gruppo di Democrazia Proletaria, viene eletta (1985) nel Consiglio comunale di Torino, e si occupa principalmente di carcere, in particolare sui temi della socialità negli istituti di pena, della ricerca di forme alternative di pena, dei servizi ai detenuti e delle misure per il reinserimento dei detenuti[.

Nel 1987 si dimette da consigliere per presentarsi, sempre come indipendente nelle file di Democrazia Proletaria, alle elezioni per la Camera dei Deputati; in Parlamento partecipa ai lavori delle Commissioni giustizia e antimafia occupandosi degli stessi temi di cui si era sempre occupata come avvocata, i temi della legalità e dei diritti, in particolare a tutela dei più deboli: minori, carcerati e lavoratori. Nel 1990, insieme a Medicina Democratica e all'Associazione Esposti Amianto (AEA) partecipa e alla presentazione, come prima firmataria, di una proposta di legge per la messa al bando dell’amianto, approvata poi nel 1992 ("Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto", Legge n. 257 del 27 marzo 1992).

Dimessasi dal Parlamento nel 1990, viene nuovamente eletta al Consiglio comunale di Torino, ma questa volta come indipendente del Partito Democratico della Sinistra. Rimase in carica fino al 1999, dimettendosi a metà del secondo mandato della giunta guidata dal sindaco Valentino Castellani. Si è dedicata da sempre a questioni centrali quali la giustizia, il carcere, l'ergastolo.

Alcuni suoi scritti:

Bianca Guidetti Serra, Il paese dei celestini. Istituti di assistenza sotto processo, Torino, Einaudi, 1973.

Bianca Guidetti Serra, Compagne. Testimonianze di partecipazione politica femminile, Torino, Einaudi, 1977.

Bianca Guidetti Serra, Le schedature Fiat. Cronaca di un processo e altre cronache, Rosenberg & Sellier, 1984.

Bianca Guidetti Serra, Storie di giustizia, ingiustizia e galera (1944-1992), Linea d'ombra edizioni, 1994.

Bianca Guidetti Serra con Santina Mobiglia, Bianca la rossa, Torino, Einaudi, 2009.

Bianca Guidetti Serra, Contro l'ergastolo. Il processo alla banda Cavallero, Edizioni dell'Asino, 2010.




Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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