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Cat.n. 281

Valeria Biagi

La Valle Bianca. Appunti per una rilettura del romanzo di Sirio Giannini.

ISBN 978-88-7588-194-8, 2017, pp. 64, formato 130x200 mm., Euro 8.

In copertina: Cava, foto di Antonio Silenzi.

indice - presentazione - autore - sintesi

8,00

Introduzione

Questo saggio si concentra sul romanzo La Valle Bianca di Sirio Giannini (1925-1960), scrittore e regista originario di Corvaia, piccola frazione di Seravezza, in provincia di Lucca. L’opera, dopo aver vinto il Premio Hemingway nel 1956 ed essere stata pubblicata per la prima volta nel 1958 dalla casa milanese Mondadori, nella prestigiosa collana “La Medusa degli Italiani”, ha avuto una traduzione in tedesco, Das Weiße Tal, per la casa editrice Progress di Düsseldorf nel 1959 e una ristampa a cura dell’editore Boni di Bologna nel 1981.

Il romanzo è ambientato nella Versilia degli anni Cinquanta, in una cava fra le Alpi Apuane, dove quotidianamente i cavatori estraggono il marmo. Proprio in questo contesto di lavoro faticoso, i tre protagonisti, Stefano, Giulio e Alda, condividono la vita di ogni giorno. Nel romanzo, Giannini inserisce sia molti termini tecnici riferiti alle fasi di estrazione del blocco di marmo, alla sua lavorazione e al trasporto a valle, sia molte descrizioni paesaggistiche, che danno respiro alla narrazione. Il personaggio di Alda sarà determinante per il sorprendente e profondo finale del romanzo, che riporta il lettore alla dura realtà, fatta di sacrifici e aspro lavoro, ma anche alla speranza aperta dalle scelte morali più autentiche.

Giannini si è occupato anche di cinema, come si può vedere dal cortometraggio intitolato I cavatori, di cui fu il regista e lo sceneggiatore e con il quale vinse, post mortem, il Premio Fedic e Airone D’oro al Festival di Montecatini Terme nel 1961. Il film gli valse anche una segnalazione al Festival Internazionale di Moulhouse. In sedici minuti, il cortometraggio evidenzia, lasciando in audio i suoni originali, il pesante e pericoloso mestiere del cavatore, lavoro che oggi risulta quasi dimenticato e, per certi versi, sconosciuto alle giovani generazioni.

Sirio Giannini ha vissuto, seppur breve, una vita intensa e piena di soddisfazioni, di premi letterari, ma anche di delusioni e amarezze. Nel corso della sua esistenza, ha intessuto rapporti e legami con alcune importanti personalità della cultura italiana novecentesca come Cesare Zavattini, Elio Vittorini, Marcello Venturi, Arnoldo e Alberto Mondadori, Arrigo Benedetti, Giuseppe De Robertis e altri.

Completamente autodidatta, l’Autore mostrava un talento raro. Purtroppo una grave malformazione al cuore gli limitava gli spostamenti lunghi, ma non gli impediva di scrivere e di lavorare anche nel campo cinematografico, le due sue passioni. Una fatale operazione al cuore lo stroncò il 26 gennaio 1960.

È morto da quasi sessant’anni. Oggi Giannini è conosciuto da pochi studiosi, ma nella sua terra natia, la Versilia, in particolare a Seravezza, la memoria dell’Autore è salda fra gli amici e la gente che lo ha conosciuto. A tal proposito, a Giannini è intitolato un Circolo Culturale, che ha svolto nel tempo una serie di iniziative per ricordarne il lavoro. Da cinque anni è pure intitolato a Giannini un Centro Internazionale di Studi Europei (CISESG), di cui chi scrive qui è attualmente Vice Presidente. Il CISESG è un centro di ricerca, che ha l’intento di svolgere l’azione più opportuna per una sempre maggiore diffusione, in Italia e all’estero, delle opere dello scrittore, oltre a promuovere gli studi sulle letterature di tutto il mondo, con particolare attenzione alla favola ed alla fiaba per gli adulti.



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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