Editrice Petite Plaisance

Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna? - K. BLIXEN
HOME RECENTI CATALOGO E-BOOKS AUTORI KOINE' BLOG PERCHE' CONTATTI




Cat.n. 415

Barbara Rossi

Anna Magnani. Un’attrice dai mille volti tra Roma e Hollywood. Contributi di Nuccio Lodato (Magnanima Magnani), di Michele Maranzana (Anna: l’eclisse della persona e la verità della maschera), Enrico Cerasuolo (La passione di Anna Magnani). In Appendice: Pasolini e Mamma Roma – Anna Magnani: un difficile incontro / Mia madre Anna Magnani: dialogo con Luca Magnani..

ISBN 978–88–7588-363-8, 2022, pp. 520, formato 140x210 mm, Euro 30 – Collana “Il pensiero e il suo schermo” [8].

In copertina: Anna Magani.

indice - presentazione - autore - sintesi

30,00

Introduzione alla prima edizione

Il sette marzo 2008 si sono festeggiati i cento anni dalla nascita di Anna Magnani: un lasso di tempo relativamente lungo (o breve, a seconda dei punti di vista), ma forse ancora insufficiente ai più per comprendere la portata artistica e culturale di questa attrice. Abbiamo assistito a tutta una serie di eventi e manifestazioni in ricordo di Nannarella: ma – ci domandiamo – al di là dell’indiscusso tributo all’arte drammatica della Magnani, quanti fra noi che l’abbiamo amata e ammirata si rendono veramente conto di che cosa ha rappresentato per il cinema italiano e mondiale?

Certo è che lei, Anna, a dispetto delle delusioni ricevute da una patria che troppo spesso l’aveva artisticamente messa in un angolo, continuava a sentirsi profondamente italiana.

Nel corso della sua breve ma intensa esperienza cinematografica americana, ai giornalisti che le domandavano che cosa ne pensasse di Hollywood, Anna rispondeva:

«Tutti mi chiedono che cosa penso di Hollywood. Cosa volete che ne sappia di Hollywood io? Nulla. Io qui lavoro e basta: per me è un posto di lavoro come un altro. Non ci vivo nel vero senso della parola. Se mi chiedeste qualcosa di Roma, allora sì vi potrei dire un sacco di cose … ma Hollywood: vado e vengo talmente in fretta! Io adoro Roma, la mia splendida città simile a un’affascinante donna addormentata. […] Quando ne sono lontana sento una terribile nostalgia. Il mio inglese ora è molto migliorato e riesco persino a pensare in questa lingua, ma non sono ancora riuscita ad assumere lo stile americano. Forse, col tempo, riuscirò anche a questo».1

E invece il tempo non è stato, sotto questo profilo, amico di Anna: unanimemente riconosciuta da pubblico e critica americani grandissima attrice (paragonata in bravura alla divina Greta Garbo), accolta a braccia aperte da un mondo – quello hollywoodiano – per sua natura poco incline alle aperture, e ricompensata con un Oscar, non è mai riuscita davvero ad incorporare in sé quello stile americano di cui parlava.

Le ragioni che si possono addurre a questo mancato incontro sono molteplici: dalla rigidità del sistema dei generi americano, che forse senza neppure eccessiva intenzionalità la incapsula negli strettissimi panni dell’italiana stereotipata, tutta istinto e sacri furori; alla particolare connotazione fisica e caratteriale di Anna, che la predispone istintivamente a determinate interpretazioni e ruoli; non ultima, la sua provenienza geografica, quell’italianità e romanità da lei più volte orgogliosamente sbandierate che le hanno valso l’appellativo di Tigre del Tevere.

Eppure, ricercando nell’ampia documentazione giornalistica, per la maggior parte non italiana, come nello (scarso) materiale bibliografico relativo al suo periodo hollywoodiano, sorge spontaneo un dubbio, che vuol essere anche un’ipotesi di lavoro: Nannarella non voleva essere americana.

Se per spirito campanilistico, avversione interiore, scelta voluta o subita nel corso della sua lunga carriera artistica – dai timidi esordi teatrali alle allegre intemperanze della rivista, sino ai ruoli popolareschi e drammatici del grande schermo – o più semplicemente pigrizia, proveremo a chiarirlo, ripercorrendo le piste dell’avventura americana di quest’attrice, così spesso lodevolmente omaggiata a posteriori quanto trascurata nella ricerca del suo volto meno lampante e immediato.

Un volto, quello di Anna, che Hollywood – abile creatrice di miti e divinità fittizie – ha tentato invano di esaltare, di trasmutare in oro californiano attraverso un taglio particolare dell’inquadratura, un effetto di scena, un gioco sagace di luci e di ombre. Un volto, quello di Anna, che ha attraversato l’America, che l’ha affascinata, sedotta, conquistata dalle ambigue profondità dello schermo cinematografico, eppure è rimasto sfuggente, fantasma di rara bellezza ma di senso incompiuto.

Inseguiremo questo volto, la sua presenza straordinaria e straniante nel contesto del cinema hollywoodiano di quegli anni: lo inseguiremo nella sua breve ma intensa cavalcata attraverso l’America, da quel primo, timido affacciarsi che fu la presentazione di Bellissima nel 1953 alle tre lunghe permanenze di Anna negli States (fra il 1954 e il 1959) per le riprese di The Rose Tattoo, che le valse l’Oscar, di Wild Is the Wind e di The Fugitive Kind, il suo ultimo film americano, escludendo lo strano ibrido di The Secret of Santa Vittoria di Stanley Kramer, girato in Italia nel 1968.

Nel farlo, speriamo che quel volto ci parli.

Ci auguriamo che, per una volta (forse la massima illusione per chi ama il cinema), il meccanismo della finzione ci lasci un varco, una smagliatura abbastanza ampia da riuscire a intravedere una porzione di verità: la verità del volto sfuggente eppure carico di presagi di Anna in America.

Si è spesso parlato dell’artista, dell’attore come opera aperta, fenomeno in continuo divenire, sempre in procinto di rivelare nuovi aspetti di sé, inediti angoli di senso da cui guardare. Questo vale in misura maggiore per Anna Magnani, una donna, un’attrice unica, non più replicabile, e non solo per quel che concerne il panorama cinematografico italiano degli anni Cinquanta, nel cui contesto si rivelò in massima parte il suo talento.

In questo libro ci proponiamo di formulare qualche ipotesi interpretativa che, a partire dalle luci e dalle ombre della sua avventura hollywoodiana, sia di parziale complemento alla co­noscenza complessiva che noi abbiamo di lei.

Non dimenticando, a quarantuno anni dalla sua morte, il ritratto che ne faceva Sergio Amidei, storico sceneggiatore di Rossellini e uno fra i suoi rari ma carissimi amici:

«Tutto comunque si può dire di lei, fuorché passasse inosservata. Io la conobbi a Torino. Lavoravo allora insieme a Goffredo Alessandrini. Facevamo Don Bosco. E Alessandrini, allora non era ancora sposato, mi parlava sempre di questa Anna. […] E un giorno nei corridoi del trucco sentii una gran risata, come non ne avevo sentito mai, e vidi passare, come una folata, una donna bruna con un incredibile vestito verde e una pelliccia di leopardo. Una scena indimenticabile. Questa era Anna. Una “presenza” che sentivi, fortissima. E, in fondo, io adatterei a lei quello che Bergamìn disse di García Lorca: Si sentiva che stava per arrivare e quando era andato via era ancora presente».2

B. Rossi

Devo la buona riuscita di questo lavoro in particolare a: il prof. Nuccio Lodato, maestro e amico, che ha creduto in quest’opera e l’ha condotta verso un approdo sicuro, in uno splendido giorno d’estate che rimarrà fra i miei ricordi migliori; il prof. Michele Maranzana, per le costruttive osservazioni e gli stimolanti dialoghi su Anna, intorno al fuoco dell’amicizia e della curiosità intellettuale.

Ringrazio la prof.ssa Federica Villa, per avermi trasmesso l’interesse e la passione per questa figura d’attrice e per lo straordinario periodo del cinema italiano da lei rappresentato; il prof. Dario Tomasi, relatore della mia tesi di laurea sul periodo hol­lywoodiano di Anna Magnani, da cui tutto è partito; la studiosa di cinema e amica Francesca Brignoli, con cui ho condiviso l’amore per “Nannarella”; l’amica Cristina Savelli dell’Associazione “Beaubart” di Firenze, per l’incoraggiamento e il prezioso lavoro sulle immagini di Anna; la Biblioteca e il Laboratorio Audiovisivi del Dipartimento di Discipline Artistiche, Musicali e dello Spettacolo dell’Università di Torino, nei quali ho trovato le fonti per le mie ricerche; la Fototeca Comunale di Civitanova Marche – sede in anni recenti di una mostra antologica su Anna Magnani – per le accurate informazioni e la disponibilità.

Un ringraziamento affettuoso alla mia famiglia; e alle gatte Stella e Mia, che mi hanno osservata con i loro incredibili “occhi umani” nelle lunghe ore dedicate alla stesura di questo libro.

In ultimo, grazie ad Anna stessa, complessa ma meravigliosa figura del cinema italiano e del mio immaginario, che mi ha condotta sino a qui.

1 M. Hochkofler, Anna Magnani, Gremese Editore, Roma 1984, p. 117.

2 S. Amidei, Dal neorealismo al cielo, in P. Pistagnesi (a cura di), Anna Magnani, Fabbri Editori, Milano 1989, p. 91. Cfr. F. Villa, Attorialità e divismo nel cinema italiano del secondo dopoguerra, Materiali del corso in Teoria e tecnica del linguaggio cinematografico, Università di Torino, Anno Accademico 1999-2000.

Introduzione alla seconda edizione

«La tua voce, Anna. Il miracolo del tuo sguardo. Il tuo coraggio, la forza e la bellezza del tuo volto. La tua passione. Sei stata la nostra attrice più grande, una delle più grandi al mondo. Come un animale selvaggio hai lottato tutta la vita per la tua libertà, di donna e di attrice. Ma a che prezzo?».

Enrico Cerasuolo, La passione di Anna Magnani, 2019

Sono trascorsi sette anni dalla prima edizione di questo libro (pubblicato nel 2015 dalla casa editrice Le Mani) che ha rappresentato non solo la mia prima pubblicazione di critica cinematografica, ma anche un’esperienza di studio, di ricerca e di vita fondamentale, impossibile da dimenticare. Come, del resto, è impossibile scordarsi di lei, la Magnani (Nannarella, per il suo pubblico più affezionato e fedele), protagonista di una stagione neorealistica irripetibile per il nostro cinema e poi anche di una parabola hollywoodiana di breve durata, tra poche luci e moltissime ombre, che il presente volume cerca di raccontare con la maggior dovizia di particolari possibile e, sempre, con enorme stima e ammirazione per una diva riluttante, un’artista completa, portatrice di un’irrimediabile alterità nella declinazione al femminile dell’arte dell’attore.

In questo lungo periodo, una molteplicità di eventi e di iniziative, non solo nel contesto italiano ma anche in quello internazio­nale, hanno contribuito a rinverdire il ricordo di Anna nel cuore e nell’immaginario di un pubblico che – al di là delle differenze di nazionalità e generazionali – non ha mai dimenticato la particolarità della sua bellezza anticonvenzionale, come l’intensità delle sue interpretazioni.

Ricordiamo, ad esempio, la retrospettiva che le ha dedicato dal 18 maggio al primo giugno 2016 la Film Society del Lincoln Center di New York, in collaborazione con l’Istituto Luce-Cinecittà, nell’occasione dei sessant’anni dall’Oscar per La rosa tatuata.

L’iniziativa – davvero grandiosa, con ventiquattro pellicole proposte in 35 e 16 mm, per rappresentare la maggior parte della carriera artistica dell’attrice – ha toccato numerose città americane, da Chicago a Detroit, da Berkeley a Los Angeles, San Francisco, Houston, Columbus, Cambridge nel Massachusetts, per approdare al Festival di Toronto, in Canada.

Si è, invece, conclusa il 22 ottobre 2017 al Vittoriano (Sala Zanardelli) di Roma la mostra Anna Magnani, la vita e il cinema, evento inserito nella rassegna Il Vittoriano tra musica, letteratura, cinema e architettura, promossa dal Polo Museale del Lazio. La mostra – a cura del critico cinematografico e regista Mario Sesti – ha offerto al pubblico un viaggio tra fotografie e materiali audio-video ancora inediti sino a quel momento.

Il 2019 (dal 5 al 7 giugno) è stato l’anno del convegno internazionale – organizzato dall’Università degli Studi di Torino – Ti ho sentito gridare Francesco … Anna Magnani. Attrice, diva, icona a cura di Giulia Carluccio, Federica Mazzocchi e Mariapaola Pierini, a cui ho partecipato con una relazione dal titolo Magnani … Never such animal excitement on the screen: l’erotizzazione del corpo di Anna Magnani nei suoi tre ruoli hollywoodiani, e che ha permesso a molti studiosi provenienti da ogni parte d’Italia e dall’estero di confron­tarsi su aspetti della figura dell’attrice ancora inediti e da esplorare.

Il medesimo 2019 è stato anche l’anno del docu-film del regista torinese Enrico Cerasuolo La passione di Anna Magnani, prodotto da Massimo Arvat della Zenit Arti Audiovisive: una co-produzione italo-francese realizzata in collaborazione con la Rai, l’Istituto Luce e Arte France, presentata in anteprima mondiale al 72° Festival di Cannes.

Come scrive Cerasuolo stesso nella prefazione a questo volume, il film è nato dal desiderio da parte del regista di raccontare non solo il genio artistico della Magnani, a partire dal quel momento culminante della sua carriera rappresentato da Roma città aperta di Rossellini e poi, nel tempo, anche attraverso la riflessione su quell’esperienza hollywoodiana foriera per l’attrice di un Oscar e di nuove possibilità espressive; ma anche il suo incarnare un modello di femminilità atipica, un carattere femminile forte e indipendente, inedito per l’epoca.

Nel 2021 Anna Magnani ritorna ancora una volta agli onori della cronaca per un fatto relativo alla dimensione più domestica della sua esistenza: la villa di mille metri quadri al Celio – tra il Colosseo e le Terme di Caracalla – in cui l’attrice visse negli anni Cinquanta e in parte dei Sessanta viene posta in vendita dalla famosa casa d’aste Sotheby’s.

L’imponente costruzione, risalente al 1930, ha ospitato nel corso degli anni personaggi del mondo dello spettacolo molto cari all’attrice, primo fra tutti Alberto Sordi.

Infine, il 2022 si apre con la presentazione alla 72a edizione del Festival di Berlino (dal 10 al 16 febbraio) di Mamma Roma, in versione restaurata dalla Cineteca Nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia. L’evento si colloca nell’ambito dei festeggiamenti per il centenario pasoliniano, che ricorre il 5 di marzo, oltre che nel sessantennale dell’uscita in sala del film, proiettato per la prima volta alla XXIII Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il 31 agosto 1962. Il restauro digitale in 4 K, a partire dai negativi originali in 35 mm, consente di riportare il film alle condizioni della prima proiezione.

Dopo la proiezione berlinese, Mamma Roma compie un significativo passaggio (il 4 agosto) anche all’interno della rassegna “Sotto le stelle del cinema”, in corso a Bologna dal 19 giugno al 13 agosto e promossa dalla locale «Cineteca» insieme al festival «Il Cinema Ritrovato», che si svolge dal 25 giugno al 3 luglio.

Quelle che abbiamo riportato qui sono soltanto alcune delle notizie e degli eventi che, nel corso degli anni trascorsi dall’uscita della prima edizione del mio libro, hanno continuato a mettere in rilievo e a raccontare la figura di Anna Magnani, a più di cento anni dalla sua nascita e a quasi cinquanta dalla sua scomparsa ancora realmente un libro aperto, un fenomeno artistico con svariati aspetti non del tutto inesplorati, enigmatici, sorprendenti.

Come in quel non così lontano 2015, allora, non posso che rinnovare l’auspicio che ha stimolato e motivato la mia scrittura, ovvero di poter considerare il mio lavoro non un approdo, bensì un piccolo ma originale punto di partenza sia per la sottoscritta sia per gli studiosi, gli appassionati di Nannarella e del particolare genere di attorialità che ha saputo incarnare, gli amanti delle storie – tra realismo e finzione – che il cinema italiano ha saputo raccontare con così grande maestria a partire dal secondo dopoguerra in poi, emulato a distanza e fra alterni risultati dal cinema hollywoodiano.

Ricorda Marcello Mastroianni in un filmato d’archivio ne La passione di Anna Magnani:

«La sua forza era quella di recitare dandoti veramente l’illusione di essere assolutamente vera, possente, profon­damente umana. È stata l’unica volta di tutte le esperienze che ho fatto al cinema e al teatro che ho avuto la pelle d’oca. Io di questa donna ho subito proprio il fascino. Il fascino di una femmina potente, e non era più una bambina, allora, Anna Magnani. Ma gli occhi così, magnetici, non mi era mai capitato di incontrarli. È l’unica grande attrice che abbiamo avuto. Con rispetto per le altre, per carità, ma così non ne sono più venute fuori».

Buon viaggio nel mondo cinematografico di Anna Magnani e nei suoi mille volti, tra Roma e Hollywood.

B. Rossi

Devo l’opportunità e la felice riuscita di questa nuova edizione del mio lavoro su Anna Magnani a Carmine Fiorillo delle edizioni Petite Plaisance, che ha creduto fortemente in quest’opera e nella necessità di offrirle continuità e sbocchi rispetto alle sue origini e al suo recente passato.

Ringrazio Enrico Cerasuolo e Massimo Arvat, rispettivamente regista e produttore di La passione di Anna Magnani, non solo per avermi coinvolta – al tempo delle ricerche dei materiali per il film – nel loro stimolante lavoro, ma anche per la prefazione a questa nuova edizione gentilmente offerta da Enrico e, non ultimo, per avere favorito il dialogo con Luca Magnani.

Grazie di cuore, a questo proposito, a Luca stesso, per la fiducia con la quale ha accettato la pubblicazione integrale in questo libro dell’intervista realizzata per La passione di Anna Magnani.

Colgo l’occasione anche per ringraziare la regista e studiosa di cinema Elfriede Gaeng, già autrice del film antologico Ciao Anna (2004), per l’amicizia e la costante presenza nelle diverse tappe del mio percorso di ricerca sulla figura della Magnani; così come Francangelo Scapolla de Le Mani di Recco-Genova, primo editore di Anna Magnani. Un’attrice dai mille volti tra Roma e Hollywood, per avere creduto sin dalla prima ora alla necessità di questo racconto, tanto da lasciarlo libero di viaggiare per il mondo.

Ancora, ringrazio le docenti Giulia Carluccio, Federica Mazzocchi e Mariapaola Pierini del Dams di Torino, per avermi coinvolta come relatrice nel 2019 al convegno internazionale Ti ho sentito gridare Francesco… Anna Magnani. Attrice, diva, icona.

Infine, un ringraziamento doveroso e speciale va a colei che ho sempre percepito non solo nella sua dimensione di attrice e di donna fuori da ogni schema, ma anche nel suo rappresentare un elemento fondante del mio immaginario: grazie, Anna.



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

Petite Plaisance Editrice
Associazione Culturale senza fini di lucro

Via di Valdibrana 311 51100 Pistoia tel: 0573-480013

e-mail: info@petiteplaisance.it

C.F e P.IVA 01724700479

© Editrice Petite Plaisance - hosting and web editor www.promonet.it