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Cat.n. 436

Dario Zucchello

Russell e Wittgenstein: un lungo addio. Cambridge, 1911-1913.

IISBN 978-88-7588-342-3, 2023, pp. 720, formato 140x210 mm., Euro 40 – Collana “il giogo” [165].

In copertina: Bertrand Russel e Ludwig Wittgenstein.

indice - presentazione - autore - sintesi

40,00

Wittgenstein makes me feel it is worth while I should exist, because no one else could understand him or make the world understand him.1

It seems strange that of all the people in the war the one I care for much the most should be Wittgenstein who is an “enemy”. I feel an absolute conviction that he will not survive — he is too reckless and blind and ill. I can know nothing till the war is over. If he does survive, I think the war will have done him good.2

Il lavoro che qui è presentato nasce da un confronto prolungato con l’opera del “primo” Russell che ha trovato un primo sbocco nel volume Un «processo di ispezione»: Russell e le vie dell’analisi. Un percorso nei testi (1895-1910) (Aracne 2020). Come scrivevo allora in premessa, l’intenzione originaria era stata quella di studiare e approfondire il rapporto tra Russell e il giovane Wittgenstein, sebbene poi l’esame della voluminosa produzione russelliana, dai papers universitari (1893) al primo volume dei Principia Mathematica (1910), avesse suggerito di pubblicare autonomamente la prima parte della ricerca.

Le pagine che seguono costituiscono, dunque, il compimento di quella indagine, concentrandosi sugli anni 1911-1913, ovvero sul periodo in cui Russell fu il riferimento di Wittgenstein a Cambridge. Ciò che esse si propongono di analizzare è la loro contemporanea produzione, abbondante nel caso di Russell, esigua (ma essenziale soprattutto per la comprensione del Tractatus logico-philosophicus) nel caso di Wittgenstein, e lo sviluppo della loro interazione intellettuale. Essa, in effetti, si rivela cruciale nel tentativo russelliano di rivendicare la scientificità della filosofia, illustrando «natura, potenzialità e limiti del metodo logico-analitico», ma altrettanto decisiva per la maturazione della posizione originale e autonoma di Wittgenstein.

Ancora una volta è stato fondamentale, per le osservazioni e annotazioni sui testi e per le informazioni di contesto, disporre del materiale che l’edizione critica dei Collected Papers di Russell ha messo a disposizione dei ricercatori. In questa occasione, tuttavia, è stato altrettanto importante disporre dello studio delle Notes on Logic a cura di M. Potter (Wittgenstein’s Notes on Logic, OUP 2009), con le appendici che stabiliscono la vicenda della loro stesura in modo più accurato rispetto alla precedente ricostruzione di B. McGuinness (“Bertrand Russell and Ludwig Wittgenstein’s ‘Notes on Logic’”, «Revue Internationale de Philosophie» 1972) e ne restituiscono il testo in base alle fasi di stesura delle note. Come ho avuto modo di manifestare direttamente all’autore, ciò si è rivelato estremamente utile nelle mie analisi.

Colgo l’opportunità per ringraziare Carmine Fiorillo per la cortesia e la disponibilità dimostrate, e il Prof. Luca Grecchi per aver accolto questo mio contributo nella collana da lui diretta.

Nel licenziare queste pagine, vorrei dedicarle a Umby e Gigì, i miei figli lontani.

Dario Zucchello

Como, aprile 2023

1  The Selected Letters of Bertrand Russell. Volume 1: The Private Years (1884-1914), edited by N. Griffin, Houghton Mifflin Company, Boston-New York-London, 1992, p. 481. Si tratta di un passaggio di una lettera a Lady Ottoline Morrell del 9 ottobre 1913.

2  A Lady Ottoline Morrell, 12 novembre 1914. CP8, p. xiv.



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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