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Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna? - K. BLIXEN
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Ebook 1062

Giancarlo Paciello

«Mattatoio n° 5», ovvero «Il bombardamento di Dresda».

Roma, 2009, pp. 40.

indice - autore - sintesi

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Per anni, trentanove per la precisione, è risuonato nella mia testa questo titolo, Mattatoio n. 5, senza che io facessi nulla per conoscerne il contenuto, e tanto meno l’autore. Poi, d’improvviso, sono venuto a conoscenza dell’autore, Kurt Vonnegut, per il fatto che era morto, ma soprattutto perché, dietro una quanto mai felice sollecitazione di Alessandro, sono venuto in possesso del libro, in prestito naturalmente, che ho potuto perciò divorare quasi per intero di ritorno da Torino, dove ho trascorso un paio di giorni felici, con mia figlia, a cavallo del 25 aprile.

E da questa lettura è maturato l’intento, direi quasi il bisogno, di ricostruire, per me e per gli altri, la tragedia del bombardamento di Dresda. Ora la documentazione disponibile è molto più ampia rispetto agli anni 1945-1967 durante i quali Vonnegut scrisse il suo libro, anche se le reticenze continuano ad essere fortissime. Oltre a Vonnegut, farò riferimento al lavoro di Sven Lindquist,  uno splendido libro (sei mOrto! Il secolo delle bombe, Ponte alle Grazie, 2001, Milano) e a un libro dello storico tedesco Jörg Friedrich dal titolo “Der Brand”, pubblicato, in traduzione italiana da Mondatori, con il titolo “La Germania bombardata” e per sottotitolo “La popolazione tedesca sotto gli attacchi alleati 1940-1945”.

Entrambi gli autori citati fanno riferimento ad una gigantesca bibliografia, la qual cosa mi esime da specifiche citazioni che distrarrebbero da una lettura attenta e partecipata. La barbarie terroristica, studiata scientificamente dal Bomber Command inglese e, complessivamente dagli Alleati, ci porta necessariamente ai giorni nostri, dove le asimmetrie dichiarate rendono ancor più difficile, anzi impossibile la difesa dei civili da bombardamenti di ogni tipo. E le reticenze si riducono fino ad annullarsi, sostituite da esplicite menzogne, sull’onda di una tremenda quanto arbitraria “guerra al terrorismo”. Ma tutto questo si potrà capire molto meglio dopo aver conosciuto la specifica tragedia di Dresda.

Un’ultima cosa: sotto il titolo, c’è l’indicazione del mio nome come autore. Devo chiarire in che senso me ne attribuisco la paternità. Per oltre il 90%, il testo è da attribuire agli autori citati. Il mio ruolo è stato quello di organizzare la sequenza della presentazione, attribuendo così uno specifico senso a quanto, singolarmente, i tre autori avevano già ampiamente contribuito a fare. Le virgolette che incontrerete saranno perciò tantissime. Il mio desiderio sarebbe quello che la prima lettura venga effettuata tutta d’un fiato. 

Sul libro di Vonnegut (1968) non farò considerazioni dal punto di vista letterario, soltanto perché mi auguro che i miei lettori (assai pochi in verità), in seguito alla segnalazione, corrano tutti a comprarselo questo Mattatoio n. 5 o La crociata dei bambini, (è questo il titolo completo), e non voglio certo influenzarli, sempre che non lo conoscano già. Certo è che sorprende come un libro di tale ricchezza espressiva, e di tale drammaticità, non sia diventato un libro di testo per le nostre scuole, dove tanto si parla di giornate della memoria, o troppo sbilanciate verso il genocidio nazista o sicuramente strumentalizzate per riscrivere una storia condivisa, e in nessuna maniera condivisibile, una storia fatta di scuse e di perdoni, una telenovela in realtà, piuttosto che una storia.

 



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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