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Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna? - K. BLIXEN
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Cat.n. 017

Maura Del Serra

La Minima [con una nota di Daniela Marcheschi].

ISBN 88-87296-03-0, 1998, pp. 48, formato 140x210 mm., Euro 7,00 – Collana “Egeria” [2].

In copertina: foto di Simone Weil scattata a Baden-Baden nel 1921.

indice - presentazione - autore - sintesi

7,00

Scritta su commissione nel 1989 (in occasione della beatificazione di Madre Margherita Caiani, fondatrice delle Suore Minime del Sacro Cuore) e già pubblicata in Hystrio, n. 4 di quell’anno, La Minima di Maura Del Serra – a distanza di quasi un decennio – mantiene vivo e transitivo il suo carattere di specchio drammatico della coscienza individuale e comunitaria del nostro tempo, segnata da laceranti dicotomie e trasformazioni, qui incarnate dai personaggi dell’Uomo e della Donna, che interagiscono con la Suora protagonista in una sorta di rivelatrice “lotta con l’angelo” dell’assoluto nel quotidiano, come del resto accade ai coprotagonisti degli altri testi drammatici in versi e in prosa della Del Serra, precedenti e successivi a questo (La fonte ardente, La Fenice, L’albero delle parole, Andrej Rubljòv, Lo Spettro della Rosa, Agnodice) dedicati rispettivamente  a Simone Weil, a Suor Juana Inés de la Cruz, a Don Milani, a Nijnskij, ad una straordinaria donna-medico ellenistica; nelle rivisitazioni mitiche contemporanee de Il figlio, Specchio doppio, Guerra di sogni, e nei versi per la danza di Stanze.

Evitando le secche di un didattismo oleografico e devozionale, La Minima si ripropone quindi come “lettura della santità” in chiave di forte ed agonica umiltà creaturale, che diviene natura e senso segreto della storia.



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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