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Cat.n. 043

Federico Dinucci

Materialismo aleatorio. Saggio sulla filosofia dell’ultimo Althusser.

ISBN 88-87296-20-0, 1996, pp. 80, formato 140x210 mm., Euro 8,00 – Collana “Divergenze” [14].

In copertina: Disegno di M. Vulcanescu.

indice - presentazione - autore - sintesi

8,00

Introduzione

 

Nel 1980, il filosofo marxista francese Louis Althusser, in preda ad una crisi acuta di follia, uccide la moglie Hélène. Da quel momento, e per oltre dieci anni, di Althusser si è parlato solo al passato. Si ricordavano le opere degli anni ’60 e gli interventi “militanti” degli anni ’70, ma all’attualità veniva riservato tuttalpiù un arido discorso “clinico”.

Una prima incrinatura di questa situazione bloccata si è avuta nel 1990, con la morte di Althusser. La maggior parte degli interventi ebbero, è comprensibile, carattere commemorativo, ma non mancarono tentativi di tirare bilanci filosofici. Il vero problema era però un altro: poiché, a parte una breve intervista apparsa in Messico nel 1988, non esistevano opere degne di nota posteriori al 1980, la data della tragedia personale di Althusser veniva di fatto a coincidere con la sua morte intellettuale. L’uomo era deceduto nel 1990, ma il filosofo era morto dieci anni prima.

Quando, nel 1992, cominciò la pubblicazione di testi scritti dopo il 1980, l’illusione di una fine prematura dell’attività intellettuale althusseriana si dissolse. Pur essendo corti e frammentari, i nuovi materiali sono infatti abbastanza coesi per essere considerati un corpus unitario, distinto dai lavori che precedono. Tale corpus ruota attorno alla proposta filosofica del “materialismo aleatorio”: concetto nuovo e, per certi versi, misterioso.

Che cos’è il “materialismo aleatorio”? Althusser lo presenta come la risposta ad una esigenza presente da lunga data nei propri lavori: tentare di costruire una “filosofia per il marxismo”. Non una “filosofia marxista”, né tanto meno una “teoria marxista”, bensì una filosofia adatta al marxismo (ma pur sempre «appartenente alla storia della filosofia»).

Prima di entrare nel merito è opportuno fare una precisazione di carattere metodologico. Gli elementi in grado di fornire una chiave interpretativa di un pensiero filosofico (il quale, per definizione, è parte di un livello della realtà che potrebbe essere denominato “teorico”)  possono essere distinti in estrinseci (ovvero esterni al campo teorico) e intrinseci (interni al campo teorico). Forte è la tentazione di fondare una filosofia su elementi estrinseci, esterni al sistema di pensiero. Un individuo come Althusser, segnato da nevrosi profonde, si presta molto bene a questo genere di interpretazioni. Ciò nonostante, di seguito si è scelto di analizzare le opere “come se” il dramma della follia, dell’omicidio e dell’internamento non avesse svolto alcun ruolo, nemmeno marginale. L’analisi verterà infatti esclusivamente sul pensiero, ovvero sulla struttura teorica delle argomentazioni filosofiche.

 

C’è un’altra questione: alcuni autori, disposti certo a non schiacciare lo spessore della teoria sulla concretezza vissuta del “caso umano”, cambiano però atteggiamento quando, anziché al mondo soggettivo e insondabile dell’interiorità, si fa riferimento all’influenza oggettiva della storia. Infatti, appare certamente più credibile che il materialismo aleatorio sia l’effetto, sul pensiero di un filosofo estremamente sensibile, di una determinata situazione oggettiva, ad esempio politica. C’è chi, come Antonio Negri (sulla falsariga di sociologismi oggi molto alla moda), si spinge oltre, e legge tutti gli scritti dell’ultimo Althusser come la risposta ai problemi che una nuova fase dello sviluppo sociale capitalistico impone alla riflessione politica e filosofica.

Anche se formalmente più convincente di quella “psicologistica”, questo tipo di spiegazione appare altrettanto fuorviante. In base ad essa si potrebbe di fatto pensare che una filosofia possa essere considerata l’effetto di una causa semplice, come ad esempio un mutamento sociale o una serie di accadimenti politici. Si rischia di fare una operazione ancor più astratta e riduttiva rispetto a quella di chi volesse dedurre direttamente un sistema filosofico dagli umori mutevoli del suo autore. Quindi, anche la contingenza storico-politica degli anni ’80 sarà messa tra parentesi, il che, certamente, non equivale ad annullarla, ma semplicemente a considerarla un importante fattore di background, il quale però non potrà mai, al pari di tutti gli altri fattori estrinseci, spiegare causalmente perché Althusser abbia scelto di dare tale forma (e non un’altra) alle sue ultime riflessioni.

Una volta precisata la prospettiva entro la quale ci si è accostati ai testi è possibile finalmente prendere in considerazione lo specifico oggetto dell’analisi: il materialismo aleatorio. Quale dunque il contenuto di questo “materialismo aleatorio”? La definizione più completa viene data nell’unico testo edito, vivente Althusser, dopo la tragedia del 1980, l’intervista con Fernanda Navarro:

 

[...] invece di pensare la contingenza come modalità o eccezione della necessità, bisogna pensare la necessità come il divenire-necessario dell’incontro [rencontre] di contingenze.

La mia intenzione è qui d’insistere sull’esistenza di una tradizione materialista non riconosciuta dalla storia della filosofia. La tradizione di Democrito, Epicuro, Machiavelli, Hobbes, Rousseau (quello del secondo Discorso), Marx e Heidegger, con le categorie che questi hanno sostenuto: quelle di vuoto, di limite, di margine, di assenza di centro, di spostamento del centro nel margine (e viceversa) e di libertà. Materialismo della coincidenza [rencontre], della contingenza, insomma dell’aleatorio, che si oppone anche ai materialismi riconosciuti come tali, compreso quello comunemente attribuito a Marx, Engels e Lenin, il quale, come ogni materialismo della tradizione razionalista, è un materialismo della necessità e della teleologia, ovvero una forma mascherata di idealismo.

Ed è proprio perché rappresentava un pericolo che la tradizione filosofica lo ha interpretato e deviato verso un idealismo della libertà.

 

La proposta dell’ultimo Althusser sta tutta in questo brano, se ne consiglia quindi una lettura attenta e meditata. Il presente saggio può essere considerato una sorta di “ipercommento” al brano, un tentativo di risolvere quel problema che il materialismo aleatorio, con la sua stessa esistenza, pone.

L’esposizione è suddivista in tre capitoli, ognuno dei quali verte su un differente “livello” del materialismo aleatorio: 1) gli autori di riferimento, 2) la pratica filosofica, 3) i concetti e la loro connessione.

 



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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