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Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna? - K. BLIXEN
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Cat.n. 073

Giancarlo Paciello

Quale processo di pace? Cinquant’anni di espulsioni e di espropriazioni di terre ai palestinesi

ISBN 88-87396-65-0, 1999, pp. 144, formato 140x210 mm., € 10,00 – Collana “Divergenze” [18].

indice - presentazione - autore - sintesi

10,00

Una valutazione attenta e spassionata delle reali possibilità di una conclusione accettabile, per i Palestinesi, del processo di pace avviato a Madrid nel 1991 e che tante speranze aveva suscitato con lo storico accordo siglato, sul verde prato della Casa Bianca, il 13 settembre 1993, con la stretta di mano tra Arafat e Rabin.
A cinque anni di distanza da quell’accordo, quasi tutte quelle speranze sono andate deluse, e il processo di pace agonizza.
L’autore ripercorre cinquant’anni di storia israeliano-palestinese, a partire dalla Risoluzione dell’ONU del 29 novembre 1947, che sanciva la spartizione della Palestina in due stati, uno ebraico e uno arabo. I miti fondatori dello stato sionista vanno in pezzi, in particolare la tesi che i palestinesi avessero lasciato volontariamente, durante la guerra del 1948, il territorio loro assegnato dalla spartizione e non dietro una preordinata campagna di espulsione da parte delle varie componenti armate sioniste. Nasce così il vero problema palestinese, con una massa di profughi superiore alle 700 mila persone.
L’attenzione si sposta poi sulla guerra del 1967, vera svolta a favore di Israele, che conquista tutto il territorio palestinese del Mandato britannico del 1922 ed un’area grande complessivamente quattro volte quella del mandato.
Notevole cura viene rivolta poi alla colonizzazione ebraica in Palestina, e in particolare in Cisgiordania, per poi seguire passo passo l’involuzione del processo di pace.



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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