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Cat.n. 194

Giampaolo Perugi

1907: la prima Settimana sociale dei cattolici italiani. Pistoia, 23-28 settembre.

ISBN 978-88-7588-106-1, 2013, pp. 384, formato 170x240 mm., Euro 30.

In copertina: Tentato assalto all’Arcivescovado di Reggio: preti e seminaristi respingono dal tetto gli assalitori, Disegno di A. Beltrame. Copertina de «La Domenica del Corriere», Anno IX, N. 32, 4-11 Agosto 1907.

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La programmazione della Settimana sociale

 

 

Nel settembre 1907, da lunedì 23 a sabato 28, si tenne a Pistoia la prima Settimana sociale1 organizzata dall’Unione Popolare dei cattolici italiani (d’ora innanzi U.P.) sull’esempio di quanto era stato inaugurato in Francia, a Lione, nel 1904 e proseguito poi ad Orléans nel 1905, a Digione nel 1906 e ad Amiens nel 1907, e di quanto stava avvenendo in quegli stessi anni anche in Germania, in Olanda, in Spagna, in Belgio, in America Latina. In Italia si erano tenute a Milano agli inizi di febbraio del 1907 delle “Giornate sociali” organizzate dai giovani del Fascio “Albertario”, che erano state presiedute dai professori Giuseppe Toniolo e mons. Carlo Dalmazio Minoretti2 ed alle quali aveva presenziato il card. Ferrari, arcivescovo della città. 

Alla prima Settimana pistoiese ne seguirono, prima della guerra, altre sette, tutte organizzate dall’U.P.: la seconda e la terza, tenutesi rispettivamente a Brescia e a Palermo nel 1908, la quarta a Firenze nel 1909, la quinta a Napoli nel 1910, la sesta ad Assisi nel 1911, la settima a Venezia nel 1912, l’ottava a Milano nel 1913. Nelle prime cinque i temi affrontati furono molteplici, poi a partire dalla sesta le Settimane sociali furono monotematiche: la sesta fu dedicata all’organizzazione professionale, la settima alla scuola, l’ottava alle libertà civili dei cattolici. Altre ancora si sarebbero poi tenute tra le due guerre, con un rallentamento della frequenza negli anni ’30, altre dal 1945 al 1970 e altre ancora a partire dal 1991, dopo l’interruzione ventennale registratasi nel corso degli anni ’70 e ’80. Quella del 2007, in cui si celebrò il centenario delle Settimane sociali, fu la 45ª.

Fu soprattutto Toniolo, allora professore di economia politica a Pisa e presidente dell’U.P., a caldeggiare l’idea di istituire anche in Italia queste Settimane, come occasioni in cui i cattolici allineati con le direttive ecclesiastiche potessero riunirsi e ragionare insieme allo scopo di verificare l’esistenza di orientamenti generali condivisi e individuare concrete forme di presenza e d’azione nella realtà economica e sociale. Era stato lo stesso Toniolo che aveva incoraggiato don Ernesto Vercesi a partecipare, come osservatore e rappresentante dei cattolici italiani, alla quarta  Settimana francese, tenutasi ad Amiens, sul tema “Princìpi dell’economia sociale cristiana”3.

Gli scopi delle Settimane che si intendevano programmare anche in Italia venivano così precisati dai dirigenti dell’U.P.: «completare cognizioni teoriche e pratiche, comunicarci i resultati delle piccole e grandi esperienze, accordarci sulla tattica da seguire nelle lotte giornaliere di difesa e di conquista»4. Ma, prima ancora che a questo, l’iniziativa mirò a verificare lo stato di salute e di compattezza di un movimento cattolico che aveva attraversato mesi difficili, di confusione e di contrasti, e puntava a riorganizzarsi su basi nazionali e in modi conformi alla volontà del pontefice. Lo scrisse con chiarezza un importante quotidiano cattolico, proprio in apertura della Settimana pistoiese: «nella torre di Babele che s’è prodotta nel campo nostro, questi convegni di studio sono più che mai necessari per chiarire le idee, per mettere saldi fondamenti a quell’edificio nazionale che tutti sentiamo ormai necessario»5. Ma per evitare che gli incontri dessero esca a nuove divisioni occorreva che i partecipanti fossero «uomini sicuri e concilianti»6.

La determinazione di organizzare una Settimana sociale fu presa a Firenze, nella sede dell’Ufficio Centrale dell’U. P., il 29 aprile 1907, in una riunione cui parteciparono i presidenti delle quattro associazioni nazionali cattoliche allora esistenti: Giuseppe Toniolo per l’U. P., Filippo Tolli per l’Unione Elettorale, il conte Stanislao Medolago Albani per l’Unione Economico-sociale, Paolo Pericoli per la Gioventù Cattolica Italiana. In questa riunione fu deciso che sarebbe stata organizzata, possibilmente in autunno, in una città dell’Italia centrale, una serie di giornate dedicate a temi sociali, con lezioni pubbliche e conferenze7. La scelta di Pistoia come sede di queste giornate, e già si parlava esplicitamente di Settimana, fu fatta in una successiva riunione che si tenne domenica 30 giugno nella sede vescovile di Pisa, alla quale presero parte il cardinale arcivescovo di Pisa Pietro Maffi, che fece gli onori di casa, Toniolo, Giuseppe Rosselli segretario dell’U.P., Pietro Pisani, i sacerdoti De Micheli, Galbiati e Flori per conto dell’U. P., Medolago-Albani e Rezzara per conto dell’Unione Economico-sociale e il prof. Pottier, insegnante al Collegio Leoniano di Roma8. Il periodo programmato fu dal 29 settembre al 5 ottobre. L’Ufficio Centrale dell’U. P. invitò tutti i giornali cattolici a dare risalto o almeno notizia dell’avvenimento. Il 13 agosto, però, Toniolo comunicò al Rosselli che il convegno sarebbe stato anticipato di una settimana. Ai primi di settembre del 1907 l’U.P. inviò dunque una circolare la quale informava che «avrà luogo a Pistoia dal 22 al 28 settembre la prima settimana sociale» e che la presidenza di essa sarebbe stata tenuta dall’arcivescovo Maffi, dall’arcivescovo di Firenze Alfonso Mistrangelo e dal vescovo di Pistoia Marcello Mazzanti9. Nella lettera di convocazione si precisava che la Settimana avrebbe avuto come scopo precipuo «lo studio e la divulgazione, per mezzo di lezioni teoretiche e pratiche, della soluzione cristiana dei problemi sociali» e si esprimeva l’augurio che essa potesse riprendere «le nobili tradizioni dell’azione cattolica italiana, di guisa che l’unità di supreme idee finali preluda alla crescente unità dei voleri per tradursi in opere salvatrici per la fede cattolica e per il popolo italiano»10. A seguito di queste decisioni la Settimana pistoiese venne a tenersi a pochissimi giorni di distanza dall’enciclica Pascendi di Pio X, emanata l’8 e pubblicata il 16 settembre.

L’anticipazione creò qualche difficoltà all’organizzazione pratica della Settimana, che fu curata in loco da un Comitato, presieduto da Alberto Chiappelli e del quale fecero parte Tommaso Morandi come vicepresidente, l’avv. Luigi Chiappelli, il prof. Francesco Camici, il cav. Augusto Zanchi, il dott. Ardelio Petrucci, il dott. Dante Marraccini, l’ing. Antonio Gennari, Attilio Giacomelli, Michele Innocenti, Giuseppe Leporatti e i sacerdoti Giuseppe Mariani, Giovanni Pierucci, Alberto Simonatti11. In città non venne data eccessiva pubblicità alla Settimana, forse nel timore che potesse provocare manifestazioni anticlericali, o forse per evitare brutte figure qualora avesse avuto una riuscita insoddisfacente. Ma probabilmente il motivo principale per cui, almeno inizialmente, non si volle dare troppo clamore all’iniziativa, neppure a livello nazionale, fu la paura che nel corso di essa si manifestassero discussioni troppo accese intorno alle diverse questioni che turbavano l’unità del mondo cattolico, specialmente nel momento in cui era all’ordine del giorno il tema del modernismo: proprio il timore di trovarsi coinvolto in discussioni di tal genere aveva indotto, in quelle stesse settimane, il cardinale Vannutelli a non partecipare al congresso dei cattolici tedeschi a Virzburg, dove era stata programmata la sua presenza come rappresentante del papa.

I temi trattati nella Settimana furono i seguenti: «Movimento cattolico e azione sociale. Contratti di lavoro. Cooperazione. Organizzazione sindacale. Scuola». I lavori delle giornate si articolarono in lezioni e conferenze: le lezioni si tennero nella grande sala del Circolo Ricreativo Cattolico12, al primo piano del Palazzo De Rossi, a partire dalle ore 9 al mattino e dalle 15.30 nel pomeriggio, tranne che giovedì e sabato quando vi furono solo le lezioni del mattino; le conferenze invece si tennero alla sera, alle 20 e 30, dal lunedì al giovedì, nel Politeama Mabellini. La tessera che dava diritto ad assistere alle lezioni costava 3 lire, ridotte alla metà per studenti ed operai. La frequenza alle lezioni solo per un giorno costava una lira. La tessera avrebbe dovuto dar diritto, nelle intenzioni del comitato promotore, ad usufruire di sconti ferroviari e di facilitazioni in diversi alberghi e ristoranti cittadini. In realtà gli accordi previsti con l’amministrazione delle ferrovie non ci furono, ma non perché questa avesse una qualche pregiudiziale anticattolica, dal momento che queste facilitazioni le concedeva regolarmente in occasione di pellegrinaggi importanti e le avrebbe poi concesse a partire dalla seconda Settimana sociale di Brescia dell’anno successivo, ma solo perché a fronte della novità dell’iniziativa ritenne che i temi trattati nel convegno non rivestissero un interesse nazionale. Sulla base di apposite convenzioni i partecipanti alla Settimana poterono invece usufruire di servizi di pasti in alcuni ristoranti cittadini ad un costo giornaliero che andava dalle 3 alle 5,50 lire. La partecipazione alle conferenze era riservata ai possessori di un biglietto personale di invito, biglietti che dovettero essere concessi con generosità, se è vero che ad alcune parteciparono diverse centinaia di persone. Fu espressamente prevista la possibilità di una partecipazione delle signore sia alle lezioni che alle conferenze.

 

 

 

1 Cfr. G. Frosini, Pistoia 1907. La prima Settimana Sociale, in «Studi Sociali», 1988, n. 4. Notizie sulle prime Settimane sociali, ma a carattere celebrativo, in G. Dalla Torre, I cattolici e la vita pubblica italiana. Articoli, saggi e discorsi, a cura di G. De Rosa, Cinque Lune, Roma 1962, vol. II.

2 Si veda il n. 3 del 29 luglio 1907 della «Corrispondenza», il repertorio che l’Ufficio Centrale dell’U. P. inviava mensilmente alle redazioni dei giornali cattolici italiani.

3 Cfr. la lettera di Toniolo a Vercesi del 4 agosto 1907, in G. Toniolo, Lettere, vol. III, 1904-1918, raccolte da G. Anichini, ordinate e annotate da N. Vian, Ed. del comitato Opera Omnia di G. Toniolo, Tipografia Vaticana, Roma 1952-3, pp. 113-5. Nella lettera Toniolo pregava Vercesi di invitare a nome dell’U. P. gli amici di Francia alla Settimana pistoiese. Non risulta però che l’invito fosse poi raccolto.

4 In «Corrispondenza», n. 3.

5 Così in «L’Avvenire d’Italia» del 24 settembre 1907. Il giornale bolognese di proprietà di Grosoli era stato fondato nel 1896 col titolo «L’Avvenire» e diretto inizialmente da Giovanni Acquaderni. Nel 1898 la direzione passò al marchese Crispolti  e nel  1902, con il titolo cambiato, a Cesare Algranati (pseudonimo: Rocca d’Adria), che ne fece uno dei giornali più moderni e qualificati nel panorama della stampa cattolica.

6 Così si esprimeva Toniolo nella lettera a mons. Pietro Pisani dell’agosto 1907 (in G. Toniolo, Lettere, vol. III, cit., p. 112).

7 Cfr. il bollettino dell’U. P., «L’Unione Popolare fra i cattolici italiani», n. 2, maggio 2007.

8 Ivi, n. 3.

9 Cfr. «Corrispondenza», n. 4, del 26 agosto 1907.

10 Citato in La cultura sociale dei cattolici italiani alle origini. Le «Settimane» dal 1907 al 1913. Materiali documentari per una ricostruzione degli atti, a cura di Angelo Robbiati, vol. I, Vita e Pensiero, Milano 1995.

11 Così risulta nella documentazione presentata nella mostra curata da Paola Bellandi, organizzata nel Battistero di Pistoia in occasione del centesimo anniversario delle Settimane sociali. Una composizione parzialmente diversa del Comitato organizzatore è indicata da G. Petracchi in Il Timone e la Vela”. La 1ª Settimana sociale e il suo impatto sulla Diocesi di Pistoia, La Vita, Pistoia 2007, p. 33 n., il quale include nel Comitato un solo sacerdote, il can. Giovanni Piccioni. Che quest’ultimo abbia preso parte all’organizzazione della Settimana ci sembra effettivamente quasi certo, visto il ruolo che ricopriva in diocesi e l’interesse che da vecchia data nutriva per le problematiche sociali.

Il sacerdote Alberto Simonatti in seguito abbandonò lo stato ecclesiastico contraendo matrimonio civile e si accostò alla Chiesa Evangelica: il suo nome è indicato con quello di altri sette sacerdoti che avevano ugualmente abbandonato l’abito talare in una relazione ad limina del vescovo Vettori del 1922 (cfr. A. Nesti, Alle origini della Toscana contemporanea. Vita religiosa e società dalla fine dell’Ottocento al crollo della mezzadria, F. Angeli, Milano 2008, p. 319).

12 Il Circolo era nato nel marzo 1898 per iniziativa del sac. Augusto Franchi e del sig. Morandi e restò in Palazzo De’ Rossi fino al 1909, per poi trasferirsi nei locali del Tetro Cino, in Palazzo Bracciolini. Fu una delle pochissime istituzioni cattoliche della diocesi a non essere colpita dalla repressione del ’98. Cfr. A. Chiappelli, Il 1° trentennio dell’Azione Cattolica della Diocesi di Pistoia, La Vita, Pistoia 2007 (orig. 1933).

 



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