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Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna? - K. BLIXEN
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Cat.n. 282

Giampaolo Abbate, Claudia Baracchi, Enrico Berti, Barbara Botter, Matteo Cosci, Annabella D’Atri, Andrea Falcon, Arianna Fermani, Luca Grecchi, Alberto Jori, Diana Quarantotto, Monica Ugaglia, Carmelo Vigna, Marcello Zanatta

Immanenza e trascendenza in Aristotele, a cura di Luca Grecchi.

ISBN 978-88-7588-190-0, 2017, pp. 384, formato 140x210 mm., Euro 25 – Collana “Il giogo” [79].

In copertina: Statua in bronzo di Aristotele collocata nel cuore di Piazza Aristotele nella città di Salonicco in Grecia”.

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25,00

Introduzione

 Questo volume collettaneo è, idealmente, una continuazione del precedente volume, sempre a mia cura, intitolato Sistema e sistematicità in Aristotele, edito lo scorso anno (2016) per questa stessa casa editrice. Il volume di quest’anno, che generosamente ancora raccoglie i contributi di alcuni fra i maggiori studiosi di Aristotele, si incentra in sostanza sul tema del rapporto fra fisica e metafisica nel pensiero dello Stagirita. Questo rapporto, che caratterizza per Aristotele la struttura di fondo della realtà, fu ciò che lo condusse ad una vera e propria “dimostrazione” della esistenza del divino – pensato come Motore Immobile –, essendo la presenza dello stesso, a suo avviso, condizione necessaria per l’esistenza incontraddittoria del cosmo per come lo conosciamo.

La dimostrazione della esistenza del divino in Aristotele, basata come noto soprattutto sulle argomentazioni presenti nei libri VII e VIII della Fisica e nel libro XII della Metafisica, ha costituito la base delle principali argomentazioni della esistenza del trascendente sviluppate nella storia della filosofia, ed è tuttora ritenuta – specialmente nella rielaborazione tomistica – sostanzialmente valida dal pensiero cattolico.

Il tentativo di questo volume, come dimostrano soprattutto i primi due interventi (analogamente allo scorso anno, uno scambio dialogico iniziale fra me e Carmelo Vigna, con il relativo commento di Enrico Berti), è stato quello di porre in essere una più approfondita analisi delle argomentazioni aristoteliche circa i rapporti fra immanenza e trascendenza, talvolta accettate aproblematicamente da coloro che sono portati a condividerne l’esito trascendentistico, ed ancor più spesso trascurate – ossia non dialettizzate – da coloro che invece tale esito non condividono.

Non si tratta, insomma, di una analisi storico-filologica del tema del divino in Aristotele, su cui del resto anche in questi anni sono stati effettuati ottimi studi.1 Si tratta di un tentativo più “teoretico” di valutare, in base ad alcune sfaccettature di quel grande prisma costituito dall’opera di Aristotele e dell’aristotelismo, se la dimostrazione della esistenza del Motore Immobile sia davvero solida, oppure se possono essere ritenuti percorribili spunti come quelli presenti, ad esempio, in una parte della tradizione (ad esempio in Teofrasto di Ereso, Stratone di Lampsaco, Senarco di Seleucia, solo per fare alcuni nomi di antichi aristotelici che sappiamo avere dialetticamente criticato la tematica del trascendente nell’opera dello Stagirita, ma di cui abbiamo purtroppo smarrito la maggior parte dei relativi testi). Si tratta, in sostanza, di un tentativo di valutare se è possibile ritenere non contraddittoria, e dunque quanto meno possibile, all’interno di alcune coordinate teoretiche del pensiero aristotelico, una spiegazione del cosmo come realtà del tutto autosufficiente.

Un approccio teoretico come questo è sicuramente un approccio non consueto per gli studi aristotelici; eppure, la presenza di questa possibilità nell’aristotelismo più antico, ed il fatto che la riflessione sul naturalismo aristotelico trascuri sovente questo spinoso tema, rende forse questa trattazione di qualche interesse, se non altro per colmare una lacuna, o quanto meno per riflettere su alcune ipotesi solitamente lasciate ai margini.

Per quanto ovvio, preciso che agli Autori, come lo scorso anno, è stato fornito solo il titolo del volume e qualche indicazione generale, ma – pur nella inevitabile opera di coordinamento, necessaria ad evitare ripetizioni ed a non lasciare aspetti importanti scoperti –, anche data la loro autorevolezza, li si è giustamente lasciati liberi di sviluppare il tema nella maniera che ritenevano più fruttuosa, o che comunque sentivano più congeniale.

Senza eccedere nell’orientare la lettura di questo volume, vorrei solo aggiungere che la scelta del titolo mi si è rivelata, sin da subito, ostica, e mi lascia tuttora insoddisfatto. Nonostante, infatti, il Motore Immobile aristotelico sia tradizionalmente pensato come trascendente, e definito come tale anche negli studi aristotelici più recenti, i termini “immanenza” e “trascendenza” sono, come noto, termini che non appartengono alla tradizione aristotelica, e nemmeno alla tradizione antica, ma alla tradizione medievale. Si sarebbe potuto superare il problema intitolando il volume Fisica e metafisica in Aristotele, ma questo avrebbe forse fuorviato il lettore, che avrebbe potuto pensare ad un volume dedicato ai rapporti fra i due testi aristotelici che il Corpus menziona ormai da secoli in questo modo. Un’alternativa poteva consistere nell’utilizzare, nella prima parte del titolo, il termine Naturalismo, che risulta però anch’esso termine non antico, e di cui per di più è difficile trovare un termine aristotelicamente adeguato da porre in opposizione. Dico queste cose solo per associarmi a coloro cui il titolo di questo volume susciterà qualche perplessità.

Concludo ringraziando, anche stavolta, tutti gli Autori che hanno contribuito a questa raccolta, per la loro generosità e gentilezza, ma soprattutto per avere realizzato un volume che, come il precedente, arricchisce la secolare tradizione degli studi aristotelici. I temi analizzati, nell’ordine in cui si troveranno esposti, sono stati: il tema della dimostrazione della esistenza del trascendente nel pensiero dello Stagirita (Carmelo Vigna, Luca Grecchi ed Enrico Berti); il tema della immanenza e della trascendenza nell’etica di Aristotele (Arianna Fermani); il tema della sostanzialità e trascendenza del bene nella filosofia aristotelica (Marcello Zanatta); il tema della eternità del mondo in Aristotele e nel primo aristotelismo (Andrea Falcon); il tema della finitezza del cosmo in rapporto alla infinità del principio trascendente aristotelico (Alberto Jori); il tema della indicibilità trascendente del nous in Aristotele (Claudia Baracchi); il tema della matematica immanente (e finita) di Aristotele (Monica Ugaglia); il tema degli effetti del Primo motore immobile aristotelico sugli enti naturali (Diana Quarantotto); il tema della nozione non-trascendentale di verità in Aristotele (Matteo Cosci); il tema dei rapporti fra immanenza ontologica e trascendenza epistemologica nel pensiero dello Stagirita (Barbara Botter); il tema della relazione fra immanentismo ed aristotelismo nel pensiero di David Malet Armstrong (Annabella D’Atri); il tema dei rapporti fra finalismo e sillogismo in Aristotele (Giampaolo Abbate).

Un ringraziamento particolare, oltre ad Enrico Berti per il consueto sostegno, va a Carmine Fiorillo (ed a Petite Plaisance) per la sua vicinanza a queste tematiche culturali, e per la cura con cui sempre si rapporta a queste iniziative. Se nel 2018 si riuscirà a realizzare un terzo volume aristotelico, dal titolo – stavolta meno criticabile – Teoria e prassi in Aristotele, sarà principalmente merito suo.

Luca Grecchi

1 Penso al numero monografico della rivista Humanitas, coordinato da Ignazio Ferreli, ed intitolato Il Dio di Aristotele. Nuove prospettive (Morcelliana, Brescia, n. 4, luglio-agosto 2011), nonché ai due volumi di Barbara Botter, intitolati Dio e divino in Aristotele (Academia Verlag, Sankt Augustin 2005) ed Aristotele e i suoi dei (Carocci, Roma 2011).



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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