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Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna? - K. BLIXEN
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Cat.n. 477

Eric Donald Hirsch, Jr.

Le scuole di cui abbiamo bisogno e perché non le abbiamo. Prima edizione: The Schools We Need, And Why We Dont't Have Them, Doubleday, 1996. Traduzione e cura di Paolo Di Remigio e Fausto Di Biase.

ISBN 978-88-7588-384-3, 2024, pp. 304, formato 170x240 mm., Euro 30 – Collana “Divergenze” [88]

In copertina: Euclide, Elementi, III libro, V teorema.

indice - presentazione - autore - sintesi

30,00

Le incaute riforme scolastiche che hanno traviato la scuola europea e quella italiana si ispirano a modelli statunitensi. Di qui l’urgenza di studiarli accu­ratamente. Indispensabile a tale scopo è questo libro di E.D. Hirsch, Jr., che documenta lo sfacelo della scuola americana e lo spiega con il potere che vi esercita la pedagogia progressista. Sensibile al naturalismo romantico e a una concezione formalistica delle abilità, questa pedagogia soggiace ai tabù rousseauiani sulla scrittura e sulla trasmissione delle conoscenze teoriche, impedisce dunque alla scuola di insegnarle in modo diretto e la riduce a un ambiente di apprendimento, nel quale gli alunni acquisirebbero le abilità formali per evoluzione interna risvegliata dalle attività spontanee. Di fatto essi sono abbandonati all’ignoranza. Poiché la mancanza di istruzione colpisce con più forza i figli delle famiglie svantaggiate, la scuola che rinuncia alla conoscenza per il timore ugualitario di differenziare gli alunni, non solo, come capì Gramsci, esaspera il divario di classe, ma fa mancare la cultura comune necessaria alla mediazione dei contrasti politici, così che la società perde la capacità di dialogo e si disgrega.

Vi è conflitto tra pedagogia e didattica perché nascono da diversa origine,

così come due circonferenze che si intersecano non hanno lo stesso centro:

Ἐὰν δύο κύκλοι τέμνωσιν ἀλλήλους, οὐκ ἔσται αὐτῶν τὸ αὐτὸ κέντρον.

Euclide, Elementi, III libro, V teorema.



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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